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Lotta al cancro: un "farmaco" chiamato attività fisica

PREVENZIONE

L’attività fisica agisce come un vero e proprio farmaco. Perché se da un lato è fondamentale per ridurre il rischio di insorgenza di molti tumori, dall’altro è in grado di ridurre il rischio che la malattia si ripresenti dopo essere stata curata con successo.

Gli studi a riguardo infatti non mancano. Ultimo in ordine di tempo è l’analisi pubblicata lo scorso anno dal Journal of Clinical Oncology (la rivista dell’American Society of Clinical Oncology).

Diamo qualche numero: chi si impegna a praticare esercizio fisico nelle modalità minime generalmente raccomandate (da 2,5 a 5 ore a settimana di attività a intensità moderata) beneficia di una riduzione significativa del rischio di 7 forme di cancro: il tumore al seno, il tumore del colon-retto negli uomini, il tumore dell’endometrio, del rene, il mieloma, il carcinoma del fegato e il linfoma non-Hodgkin nelle donne.

In particolare fra chi è sedentario e chi si muove per almeno due ore e mezza a settimana, il beneficio varia da un 6-10 per cento di riduzione del rischio per il cancro della mammella a un 18-27 per cento per il tumore del fegato. Nel mezzo, i tumori del colon, il cui rischio nei maschi si riduce dell’8-14 per cento, dell’endometrio (o corpo dell’utero) che calano del 10-18 per cento, del rene (11-17 per cento), del mieloma (14-19 per cento) e del linfoma non-Hodgkin che nelle donne che praticano i livelli raccomandati di attività fisica riduce il suo impatto dell’11-18 per cento.

Ma la “terapia sportiva” sta assumendo un ruolo sempre più importante anche nella riabilitazione oncologica. L’attività fisica è molto utile infatti per evitare le recidive della malattia ed in particolare quelle per tumore al seno, al colon-retto e alla prostata. Ma c’è di più: il movimento è utile anche nell'attenuazione degli effetti collaterali delle terapie e nella gestione della paura che quasi sempre accompagna una persona che ha vissuto o che è ancora alle prese con un cancro.

Ma quanta attività fare? Il consiglio è quello di effettuare un allenamento aerobico e di resistenza della durata di 30 minuti, tre volte a settimana. Tradotto: un’ora e mezza di training complessivo, tenendo presente naturalmente le condizioni di partenza della singola persona. Via libera dunque alla corsa, alle pedalate e al nuoto. Diverso invece è il consiglio se l'obiettivo è quello di migliorare la mobilità, come nel caso del linfedema causato dalle terapie o dalla malattia stessa. In questi casi è meglio procedere con un’attività di stretching.

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